Nei vari metodi per il trattamento dei disturbi specifici dell’apprendimento, come già detto, il computer può essere un valido strumento didattico e ancor più lo è la l’uso della LIM come strumento integrato nelle attività didattiche quotidiane della classe, nell’equilibrio tra metodologia e tecnologia. Parlo di equilibrio perche personalmente sono d’accordo con quanto dice Beeland[1] quando afferma che la LIM offre la possibilità di un uso sincretico di canali diversi, integrando tre diverse modalità di accesso alle conoscenze: visiva (visualizzazione con immagini statiche o animate di fatti, concetti e procedure), uditiva (ascolto di parole pronunciate oralmente o di suoni connessi agli argomenti) e tattile (con l’interazione “fisica” con oggetti multimediali, come nelle simulazioni). Ma sono ugualmente concorde con quanto affermato dalla Teoria del Carico Cognitivo (Cognitive Load Theory, CLT) che recentemente mette in discussione le teorie secondo cui più multimedialità significherebbe più apprendimento (Clark Lyons, 2004; Clark et al., 2006)[2]. Il carico ridondante funge da distruttore e sarebbe quindi più utile moderare l’esuberanza della multimedialità che fuorvierebbe l’attenzione dagli elementi più essenziali per l’apprendimento producendo il cosi detto “effetto Las Vegas”. Per quanto affermato sino ad ora per esempio sono da evitare nella costruzione di lezioni con la LIM gli sfondi eccessivamente ricchi, cosi come sono da limitare il più possibile continui cambiamenti di carattere, di colore e di dimensione a meno che non siano necessari proprio per attirare l’attenzione su di un concetto fondamentale.
[1] Beeland W.D. (2002) Student Engagement, visual learning and tecnlogy: Can interactive whiteboards help?, Annual conference of the association of Information Technology for teaching education, Dublino, Trinity College, http://chiron.valdosta.edu/are/artmanscrpt/vol1no1/bleeland_am.pdf.
[2] Per approfondimenti si veda Calvani (2009) e Landriscina (2007)
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