lunedì 29 agosto 2011

4.4 COME SI RICONOSCE?




Per avere una diagnosi sicura di dislessia occorre la certificazione di un medico. Nella scuola in cui lavoro ci rivolgiamo al Centro di neuropsichiatria infantile (S.N.P.I.), presente nella struttura ospedaliera cittadina. I testi e test citati in seguito, se usati dall’insegnante, hanno la funzione di dare dati oggettivi per indirizzare il caso all’attenzione dello specialista.





4.5  PREVENZIONE




           La medicina riabilitativa è fondata su un principio molto semplice: quanto prima un deficit viene identificato, tanto migliori sono le sue possibilità di recupero.

Il compito dei docenti è arduo. In prevalenza, toccherebbe a loro suonare il campanello d’allarme, non solo ai docenti di scuola elementare che si trovano in prima persona a confrontarsi con il fenomeno, ma anche e ancor prima ai docenti della scuola materna: i nuovi studi, infatti, confermano che l’80% dei bambini che dopo il compimento dei 4 anni presentano ancora disturbi fonologici espressivi, presenterà problemi di apprendimento in età scolare. Un esempio di ricerca, allo scopo di una precoce individuazione e conseguentemente ad una rieducazione prima dell’inizio dell’alfabetizzazione, è lo “studio sulla validità predittiva per la diagnosi di difficoltà di lettura e scrittura in prima elementare del livello di consapevolezza fonetica rilevato nel corso dell’ultimo anno di scuola materna, effettuato nella prima circoscrizione del comune di Roma”[1]. Lo studio coinvolgeva i bambini di 5 anni frequentanti le scuole materne statali della circoscrizione. L’effettuazione del test è stato, in seguito, ripetuto agli stessi bambini frequentanti, l’anno successivo, il primo anno delle elementari. Dai dati illustrati nella relazione del test risulta che il valore della consapevolezza fonologica, così calcolato, è un buon indice predittivo delle difficoltà di lettura e scrittura osservate alla fine della prima elementare, ne consegue la possibilità di effettuare una corretta prevenzione dei disturbi di apprendimento, attraverso un training specifico, che si può effettuare già nella scuola materna. I bambini che evidenziano deficit nonostante il training preventivo, potrebbero beneficiare di un trattamento specialistico già alla fine dell’ultimo anno di scuola dell’infanzia, o, al  più tardi, all’inizio del primo anno di scuola elementare, insieme al normale svolgimento delle lezioni. In questo modo, peraltro, sarebbe possibile far diminuire i disturbi psicopatologici associati e/o secondari alle difficoltà di apprendimento.  A questo scopo nella provincia di Treviso si è sviluppato, con il sostegno dell’università di Padova, un progetto per la precoce individuazione dei “soggetti a rischio”. Il  Progetto, noto come Indagine sul profilo formativo degli alunni della scuola dell'infanzia-Proposta per le scuole dell'infanzia del Distretto di Asolo-Castelfranco Veneto, svolto nell’anno scolastico 2005-2006, aveva lo scopo di creare un profilo formativo, attraverso l'utilizzo di strumenti oggettivi di rilevazione,  che consenta di:

    programmare interventi precoci e mirati, per sviluppare i precursori dell'apprendimento e prevenire il disagio scolastico;

    monitorare gli esiti degli interventi anche nelle classi successive (prima e seconda di scuola elementare);

     individuare le "buone pratiche" didattiche;

    verificare sul campo la validità dei modelli teorici di riferimento.

Ulteriore obiettivo è la formazione degli insegnanti su:

  • modelli teorici di riferimento;
  • utilizzo di strumenti di rilevazione;
  • lettura, analisi, interpretazione dei dati raccolti, attraverso l'utilizzo di programmi elettronici opportunamente predisposti produzione di piste di lavoro mirate; sperimentare strumenti d'indagine proposti dall'Università;
  • costruire piste di lavoro didattico e materiali da utilizzare a scuola con la supervisione dell'Università;
  • valutare l'efficacia delle piste di lavoro e dei materiali prodotti;
  • individuare forme di pubblicizzazione e circolazione dei materiali e dei percorsi didattici.

Sempre al fine della prevenzione e della precoce individuazione la provincia di Treviso (cioè quella in cui lavoro e di conseguenza quella nella cui realtà scolastica sono immersa), così come molte altre province, ha messo in opera il progetto proposto dall’Associazione Italiana Dislessia (A.I.D.) dal titolo Tutti i bambini vanno bene a scuola. Il progetto,  indirizzato alle classi prime della scuola elementare, mira ad una precoce individuazione dei soggetti a “rischio dislessia”. Ho usato il termine “rischio dislessia” in quanto l’individuazione accertata ad opera di specialisti viene spesso considerata più attendibile verso la metà della seconda elementare.

Il progetto che oggi ha preso il nome di “In prima si legge meglio” prevede un test da effettuare al termine della presentazione di tutte le lettere dell’alfabeto, consistente in una dettatura ad opera di un insegnante (prima questa operazione era effettuata da una delle logopediste coinvolte nel progetto che ora prevede solo la loro supervisione) di una serie di parole da scrivere in stampato maiuscolo (unica forma di scrittura utilizzata fino all’effettuazione del test), una sotto l’altra. Dopo la valutazione, ad opera della logopedista, i bambini risultati a rischio usciranno con l’insegnante di classe ad effettuare un’attività di rieducazione basata prevalentemente su un percorso plurisensoriale e da qui è facile intuire il grande apporto che in quest’ambito può fornire l’uso della lavagna interattiva multimediale (LIM) facilitando  l’apprendimento della lettura e della scrittura. Al termine dell’attività di rieducazione in prossimità della fine dell’anno scolastico vengono poi effettuati nuovi test di controllo. Dopo l’esito del test finale, i bambini risultati in difficoltà, vengono mandati al centro di neuropsichiatria infantile, dove, dopo altri test, vengono certificati come dislessici e avviati ad un ciclo  di sedute logopediche.

               Per tutto quanto scritto fino ad ora concordo pienamente con quanto afferma Giacomo Stella:[2]

La medicina riabilitativa è fondata su un principio molto semplice: quanto prima un deficit viene identificato, tanto migliori sono le sue possibilità di recupero.”…..”Il disturbo del linguaggio è un forte predittore del rischio e quindi i bambini con disturbo ancora presente all’ultimo anno di scuola materna, o con una storia recente di disturbo linguistico, devono essere avviati a rieducazione prima dell’inizio dell’alfabetizzazione scolastica. Questo certamente  non eviterà la comparsa della dislessia, ma contribuirà a ridurre il deficit funzionale e a far iniziare al bambino la scuola in condizioni meno svantaggiate.   



[1]              vedi pubblicazione su “I CARE” anno 23 n° 1 pp. 2-5
[2]              Cfr. pag.40 e 41:  Stella G., La dislessia: quando un bambino non sa leggere, cosa fare, come aiutarlo, Mulino, Bologna, 2004.

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